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"Pochi uomini percorrendo le vie di una città possono al pari di Guido Baccelli rimirare ad ogni passo le opere che hanno essi stessi promosso", si scrisse al momento della sua morte nel 1916. E se si pensa che quella città è Roma e che le opere di cui si parla vanno dal Pantheon al Policlinico Umberto I, dalla Passeggiata archeologica alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna... Beh, viene proprio da domandarsi: come mai oggi del divo Baccelli, il clinico più celebre e uno dei politici più influenti dell'Italia post-unitaria, Ministro della Pubblica Istruzione per ben sei volte, non si ricorda quasi nessuno? A un secolo esatto dalla sua scomparsa era doveroso cercare di ricostruire e di riproporre una figura così poliedrica e imprevedibile, così locale e universale, da essere ricordato con queste parole dal settimanale milanese 'L'Illustrazione Italiana': 'L'uomo, il civis più rappresentativo che Roma abbia dato all'Italia unita, dal 20 settembre 1870 in poi; l'incarnatore più caratteristico del 'romano de Roma'".